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     Sentivo un macigno gravare sulla mia coscienza e intanto continuavo a domandarmi: - se almeno potessi comprendere quanta determinazione vi è nella sua volontà di varcare la soglia della morte, di spegnere l’ultimo lumicino della vita, potrei decidermi ad esaudire la disperata richiesta.

    Ma nei trascorsi giorni, avevo costatato quanto mutevole sia la volontà di una malata terminale che è dibattuta nella scelta tra una vita sofferente e una dolce morte.

     In lei vi era stato, in alcune condizioni di profondo dolore fisico, il desiderio insopprimibile di abbandonare per sempre le cose terrene e rifugiarsi nella morte che dà sollievo e pace. In altre, aveva manifestato un attaccamento profondo a quei residui di vita che le erano rimasti.

- Che fare? -

     Mi tormentavo in questi pensieri e non sapevo dare risposta ai miei dubbi. Avevo consapevolezza che la vita di mia moglie lentamente si ritraeva come l’onda del mare che avanza verso la riva e li giuntavi ritorna all’immenso mare. Così è anche la vita, percorre il suo breve o lungo tratto per poi ritornare a Dio - dicevo a me stesso.

    Quel silenzio, eco dei miei pensieri e della meditazione di Liliana, fu violato dalle voci stridule dei nostri figli; quella realtà per un momento dimenticata, dispersa e affogata nel labirinto della mente, fece trasalire Liliana. Mi accostai a lei e sedutomi sul fianco del letto, soffocando a stento l’emozione che le sue parole avevano provocato in me, presi le sue mani tra le mie tenendole debolmente per non farle male.

<< Non puoi chiedermi questo>>  le dissi riprendendo i fili di un discorso interrotto.

<< Ti voglio bene, soffro con te, ma non posso farti dono della morte. Vorrei regalarti per sempre la felicità e la serenità che desideri>>.  

Mi guardò con languore e riprese:

<<Vorrei strapparmi l’anima per cancellare dal cuore i sentimenti e libera dalle emozioni morire in pace. Ricordo quando con gesto repentino schiacciasti uno scarafaggio che passò dalla vita alla morte in un attimo, senza soffrire. Se non avessi il peso della mia anima, ti chiederei di fare come facesti con lo scarafaggio… Un attimo e…>>

   S’interruppe reclinando il capo; l’angoscia le impedì di continuare. Si liberò dalla presa e con il tenero gesto della mano mi donò una carezza. Le tribolazioni insostenibili del suo corpo le avevano straziato l’anima.

   Mi confortò il pensiero che l’affetto dei suoi cari, la dolce realtà della sua esistenza, felice al nostro fianco, le avevano fatto riamare la vita.

   La legai a me in un amorevole abbraccio. Desideravo stringerla forte, con passione, ma le sue membra fragili non avrebbero resistito alle mie effusioni.

   Col sopraggiungere in camera dei bambini il volto di Liliana s’irradiò d’inusitata bellezza, un’appariscenza che scaturiva dall’intimo, dai reconditi recessi del cuore e dell’amore

- Sei bella…  -  le dissi con slancio.

- Da morire  -  mi rispose con amaro sarcasmo

                                                   

 

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About the Author Gianfranco Pasanisi

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