dal mio libro di racconti " A piedi nudi sull'acqua"

IL VOLTO DELLE ALI

 

Se ne stava lì, chino su se stesso fissando la punta delle sue scarpe. Il suo sguardo, perso nel vuoto della sua malattia, per qualche attimo, si posa sulla tenda di plastica bianca che ondeggia  spinta da un leggero venticello , sembra quasi un fantasma appostato dietro la porta socchiusa della sua stanza.

Carlo, come un automa che si muove con delle pile quasi scariche, mi fissa; i suoi occhi, resi ancora più piccoli dai vetri spessi degli occhiali , all’improvviso si accendono, dando così spazio alla parola, al fiume di parole represse e non più contenibili in quel recipiente che è il suo cervello , sigillate lì dentro da troppi anni, nel limbo oscuro e soffocante della schizofrenia.

Le frasi, dapprima sconnesse, quasi messe a caso dentro il vocabolario da una mente folle, iniziano a cercare un loro ordine e fluiscono leggere, cercando una strada non più delimitate da confini, scavalcando le cataste di scatole color arcobaleno delle medicine dai nomi strani che promettono paradisi artificiali , ammucchiate e in bella mostra sul comodino vicino al letto.

Mi sorride Carlo. E’ un invito silenzioso , il bisogno di essere ascoltato, un invito che odora di vita vissuta all’interno di cliniche, di ospedali, di piedi trascinati e di passi sempre uguali , poggiati sugli stessi pavimenti di lunghi corridoi bianchi ogni giorno, incontrando se stesso riflesso in ogni essere umano che passeggia stancamente e che percorre lo stesso, identico sentiero.

Si racconta Carlo, le memorie esplodono vive, dolorose, coscienti, sempre presenti.

Adesso, finalmente , vive nella sua casa  e accarezza l’idea che qualcuno possa rendere meno pesante la sua solitudine e alleggerire la sua tristezza, qualcuno che sia disposto a regalargli un po’ del suo tempo.

Guarda fuori dalla finestra , alza lo sguardo verso il cielo e osserva le stelle che, nel frattempo  si sono vestite dei loro abiti più belli.

Carlo, con un tono di voce molto basso , mi comunica che ha deciso di recarsi al canile e prendere lì un bastardino . Questa decisione lo rende felice come un bambino a cui hanno regalato finalmente un giocattolo desiderato a lungo, nessuno riuscirà a distoglierlo dal suo  progetto, giura.

Ride Carlo e la sua risata risuona alle mie orecchie come un campanellino tintinnante poggiato sulla culla di un bambino, messo lì per allietare il suo risveglio.

Alcuni mesi sono trascorsi da quel giorno, adesso non è raro incontrare Carlo che corre felice per i campi in compagnia del suo inseparabile cane a cui ha imposto il nome: “Icaro”.

    

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