Tre sanitari e due infermieri entrano nella stanza chiudendo la porta alle spalle. Rimaniamo fuori entrambe, per un attimo immobili, gli occhi sul rettangolo bianco che separa la figlia da quel che resta del padre.
Distolgo l'attenzione e la osservo per un momento: ventitré anni, piccola, morbidamente paffutella, non vedo pieghe, la pelle bianchissima, diáfana e apparentemente fragile e indifesa.
Le chiedo come si sente e rimane in silenzio confusa, riflette, capisco che cerca le parole per esprimere ciò che avverte.
Suo padre ha cinquantasette anni e una demenza senile grave, sospetta SLA e una disfagia che da qualche giorno gli impedisce di nutrirsi normalmente.
No, non c'è nulla di normale in lui.
Gira lentamente il volto verso di me, mi osserva seria ma disperatamente rassegnata mi confida: "Quello non è mio padre, quello è un involucro che non serve più a niente, non è vita così. Mio padre è altrove e io sono rimasta sola. Lui è morto senza morire."
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