- Mamma, dove va la nonna ogni giorno?
- Ti spiegherò… o forse lo capirai da solo, presto.
- Ti prego, spiegamelo ora.
- Prova a seguirla, se vuoi, ed osservala… vedrai tu stesso.
La nonna aveva preso la via per la grande collina e s’addentrava, con passo stanco, nella macchia di querce e larici. Non era sola: a distanza il nipote la seguiva. Ciascuno dei due sapeva della presenza dell’altro, ma fingeva di ignorarla. La vecchia raggiunse una radura, si fermò e si mise a contemplare il cielo, l’orizzonte, gli alberi. Sembrava conoscesse tutto molto bene. Aveva intorno tutto quello che desiderava e, come aveva previsto, non era nemmeno del tutto sola. Restò immobile, accovacciata sull’erba per molto tempo, fissando un punto lontano avanti a sé.
Mathias intuì che doveva esserci una spiegazione per questo comportamento insolito. Pure non osò disturbare la nonna. Per un po’ rimase in silenzio ad osservare, poi decise di tornarsene a casa.
Si andava verso il pieno dell’estate, le giornate si allungavano e la calura a volte si faceva opprimente.
La nonna ne approfittava per prolungare le sue soste nella radura, dove l’ombra le era di sollievo. Il nipote la seguiva ancora, sempre tenendosi a rispettosa distanza.
Ella era assai avanti negli anni e affrontava il tragitto con sempre minor lena. Pure ogni giorno non rinunciava a tornare là.
In casa il caldo le toglieva il fiato, così spesso trascorreva la notte sul dondolo sotto la veranda.
Anche sedersi a terra ormai le costava troppa fatica. I figli le sistemarono la sua sedia preferita proprio là, nella radura e, da quel giorno, la nonna non rientrò più a casa nemmeno di notte.
Il clima asciutto e la tempra robusta della vecchia fecero sì che le lunghe ore, trascorse all’aperto, non danneggiassero più di tanto le sue ossa.
Pure sembrava che le stesse accadendo qualcosa. Un cambiamento impercettibile nel colorito, nei movimenti… Mathias non sapeva spiegarselo, ma s’aspettava qualcosa d’irreparabile.
Da tempo la nonna non si muoveva quasi più e nemmeno si nutriva. Accettava solo dell’acqua dalla figlia che l’accudiva con dedizione. Il nipote osservava tutto da lontano.
A volte aveva la sensazione che le due donne parlassero fra loro, o forse se lo immaginava, comunque c’era un’intesa fra loro e un’attesa nell’aria…
Alla fine dell’estate comprese: la nonna era ormai immobile da giorni e i figli si avvicendavano intorno a lei come per muti commiati.
A Mathias non dissero nulla, doveva capire da solo.
Combattuto fra la curiosità ed una sensazione opposta di timore, che lo tratteneva a debita distanza, alla fine si decise. Approfittò di un momento in cui nessuno era nelle vicinanze e si accostò a quella figura statica, che da lontano non riusciva più a distinguere: nonna aveva mutato aspetto e natura.
Riconobbe i tratti del volto della nonna come incisi nella scura e rugosa corteccia di una quercia.
Le spalle curve, le gambe divenute un tutt’uno ormai: il tronco di un albero, una quercia appunto, fusa ormai con la terra, nella quale aveva messo radici.
Un brivido freddo lo colse.
Alle sue spalle la mamma fu pronta a sorreggerlo:
- Ora saprai anche tu del patto.
- Ma… è morta! È morta e non mi avete detto nulla. Perché?
Se lo avessi capito prima, non glielo avrei permesso. Perché non l’avete strappata di lì quando eravate ancora in tempo?
- No, Mathias, non è morta e noi comunque non avremmo potuto trattenerla: era la sua volontà. Era ormai tempo che si compisse tutto secondo i suoi desideri.
Il bambino si agitava, senza sapere dove guardare: la realtà che aveva innanzi non era quella che conosceva e non voleva accettarla. Era accaduto tutto nell’arco di qualche settimana. Ora rifiutava di accettare l’inverosimile:
- Quale patto?
- Nove anni non sono molti, ma possono bastare per comprendere.
Ti ho già raccontato altre volte che ogni creatura può vivere più di una vita.
Dopo la morte, quella vera che tu già conosci, ogni essere rinasce, prima o poi, sotto altra forma o, raramente, in una simile a quella in cui ha appena concluso la sua esistenza e conserva qualche ricordo, a volte, di ciò che fu. Questo non ci deve turbare, anzi.
Ricordare qualcosa delle vite precedenti ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e le nostre inclinazioni.
- Non mi interessa questa storia, non ti credo più: nonna è morta e tu l’hai lasciata morire, tu ed i tuoi fratelli. Non ve lo perdonerò mai.
- Basta, Mathias, tu sei sconvolto per ciò che hai visto, ora devi conoscere la verità. Poi deciderai se credermi o no.
Nonna non è morta: è qui davanti a noi ed io non oserei mentire in sua presenza.
- Continua.
- In una precedente vita gli antenati di nonna furono querce secolari, fiere del loro aspetto, soddisfatte della loro natura, intimamente legate alla terra, che le aveva generate e nutrite.
Le querce vivono a lungo, questo lo sai, vero?
Una di loro, dopo una lunghissima esistenza felice, passò ad altra vita e nacque sotto forma umana. Viveva un profondo disagio che non sapeva spiegarsi. Avvertiva la privazione di qualcosa che pure non sapeva individuare. Un forte impulso la spingeva ad inoltrarsi nei boschi. Si sentiva attratta da ogni forma di vita vegetale: ne invidiava l’appartenenza ad un luogo preciso e le lunghe radici ancorate solidamente al terreno.
Dopo molti anni, ormai prossima alla fine, ebbe dei momenti di lucidità, in cui si rivide quercia e ricordò… Tanto soffrì e tanto pregò, che ottenne la grazia e le accadde quello che è appena accaduto a tua nonna e che forse un giorno succederà anche a me.
- No!
- Tornò a vivere come quercia, nel luogo da lei prescelto. Possibile che tu non comprenda?
Non si tratta di una disgrazia. È un dono che fu concesso a lei ed ai suoi discendenti. La nonna è una di loro ed ora continua a vivere lì, nel posto che lei stessa ha scelto, quando ha sentito avvicinarsi la sua ora. O forse era da un’intera vita che lo cercava…
Ricordi quando suo fratello sparì?
- Lo zio Theodor?
- Sì lui, certamente se ne andò in cerca di un luogo adatto per rinascere, questi boschi non gli erano mai piaciuti…
Sono certa che vive felice da qualche parte della terra, come ora la nonna.
La terra, sai, trasmette le loro vibrazioni e forse si metteranno in contatto.
Noi siamo stati fortunati: lei si è accontentata di fermarsi qui, dove potremo ancora vederla e sentirci ancora amati da lei.
- Io non sono felice per tutto questo, non mi sento fortunato.
- Mathias, ricordi dov’è il nonno?
-Sì, sull’altra collina, sottoterra… vicino alle altre tombe dei nostri cari… lui è… morto!
Ora il bambino piangeva sommessamente.
-Sì, Mathias. È morto e non sapremo mai se anche lui ora è una nuova creatura. Nonna invece è qui, davanti a noi.
Seguì un momento di silenzio, poi Mathias annuì:
- Ho capito.
- Devi promettere ora. Devi promettermi che non cercherai d’impedirmi d’essere felice, quando verrà il momento…
- Ma, mamma…
Rimase ancora un po’ in silenzio ad inghiottire qualche lacrima.
- Hai la mia parola, mamma. Vieni, non piove da molti giorni. Nonna ha sete: le sue radici non possono essere ancora abbastanza profonde.
- Grazie Mathias, ero sicura che avresti compreso.
Madre e figlio si legarono in un lungo abbraccio, a consolidare l’intesa, e piansero senza più parlare.
[03/12/2004]
ester
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