Guardo l'orologio, è molto tardi.

Mi sono attardata ascoltando il relatore ma ora devo scappare, prendo le chiavi dell'auto dallo zaino e mi appresto a uscire. Qualcuno mi ferma ma non ho un minuto da perdere, mi stanno aspettando. Percorro velocemente il tratto di strada che conduce al parcheggio, salgo in macchina e avvio il motore. La giornata non è molto calda per essere Giugno, da settimane piove in continuazione mitigando la temperatura del sole.

Si sta bene.

Seguo il tragitto che conosco benissimo e che tutti i sabati mi porta al centro studi. Strade tranquille di un quartiere periferico costeggiate dai tigli le cui infiorescenze sono appena sfiorite, nell'aria si può ancora percepire il loro intenso profumo.

Ora mi avvio verso la tangenziale.

Guidare mi permette di pensare pur concentrandomi sulla strada.

Prima dell'ingresso autostradale imbocco lo svincolo e m'immetto, finalmente mi rilasso un po', qui il percorso è lineare, unica direzione, mi piace correre e approfitto del tratto fino a casa che mi permette di soddisfare questo piacere.

Il controllo automatico della velocità si trova poco prima dell'uscita che mi conduce verso casa.

Penso.

'A quel tempo non v'era l'addio al 'nubilato' ed io decisi di festeggiare in solitaria, con la mia cara 'cinquecento' rossa. Il giorno successivo ero di nozze, le mie: da tempo desideravo fare questo. Guidai fino all'ippodromo, un lungo nastro d'asfalto alberato conduceva fino fuori città, l'illuminazione quasi nulla... Spensi i fari e accelerai. Un chilometro, due, tre, improvvisamente un paio di fanali gialli si accesero davanti a me. Si spalancarono e s'immobilizzarono qualche secondo prima di sparire saettando velocemente verso il bordo della carreggiata delimitata dalla siepe. Si riaccese la luce nella mia mente, rallentai e spinsi la levetta dei fari dell'auto...'

I molti ricordi si accavallano per manifestarsi. Come all'ingresso di un teatro stanno in fila nella mente in attesa del loro turno d'ingresso alla razionalità.

Un cartello segnaletico indica il limite dei novanta all'ora.

Il piede pigia sull'acceleratore, posso correre e, analizzando la prima immagine sfocata, sposto rapidamente lo sguardo intorno a me. Altri mi seguono e precedono, la corsia di sorpasso è libera, ho fretta. Sposto l'indicatore di direzione verso il basso, voglio superare queste lumache in vacanza.  Poi controllo le luci, alzo il volume del cd cercando di contrastare le immagini sfocate che mi giungono dall'inconscio. Il piede amoreggia col pedale di destra, lo sollecita titubante, quasi rassegnato. Infine preme con decisione e l'auto,  già veloce, vola. Sento la chimica del mio corpo reagire, il cuore batte velocemente, il sangue circola nelle vene e i pensieri, i ricordi, le immagini si fanno più pressanti. E l'adrenalina va.

Improvvisamente il computer di bordo mi dice che si è verificata un'avaria.

Controllo i comandi, operazione complessa, troppe icone sul display. Tutto sembra in ordine, carburante, olio, alimentazione, luci... E questa? Dice: 'Luci in avaria - verificare il sistema'.

Provo a ruotare il comando di accensione delle luci, sembra tutto a posto. Con la mente oramai satura cerco di prendere una decisione rapidamente, mi servono le luci in tangenziale, non posso viaggiare senza ma non so se funzionano, dovrei fermarmi e verificare. Si! Ma dove? Non ci sono piazzole di sosta fino all'uscita, controllo la velocità: centotrentacinque chilometri orari, va bene, forse è meglio rallentare, controllo il retrovisore, c'è un tizio che mi tallona da presso. Sempre così, c'è sempre qualche pirla che ti sta alle calcagna quando vai veloce. Non posso spostarmi subito,  sull'altra corsia ci sono tre auto. Allora decido di accelerare ancora un pochino,  di superare le tre auto a fianco e rientrare. Così potrò rallentare e riflettere con calma, controllo ancora il display del computer di bordo, la segnalazione sta sempre lì. La chimica del mio corpo cambia velocemente, ora un'ondata di calore si sta spandendo dappertutto. Le tre auto a fianco decidono improvvisamente di accelerare.'Perché' mi chiedo 'quando serve fanno tutti i contrario di  tutto quello che ci si aspetterebbe?'

Ho un momento di panico, non posso rallentare, sono tallonata da un'auto, non posso rientrare perché la corsia è occupata, unica alternativa accelerare, ancora un po'.

Un ombra improvvisa schizza davanti al parabrezza, non ho nemmeno capito di cosa si tratta, forse un gabbiano? Ce ne sono molti lungo il fiume che costeggia la tangenziale, non ho sentito nemmeno il rumore dell'urto. Quale urto? Tutto è un urto oramai. Il rumore è coperto dall'esplosione degli air-bag.  Mi rendo conto che stringo con furia le mani sul volante, accecata dallo scoppio dell'involucro sento la cintura di sicurezza che mi trattiene ma la testa sbatte violentemente non so dove, sento il fracasso dei vetri che scricchiolando si staccano dai finestrini, lo stridio delle lamiere che si contorcono sbattendo violentemente, quelle dell'auto e quelle del guard-rail. Alcuni segnali d'emergenza del sistema di sicurezza della vettura  suonano all'impazzata. Non ci vedo, non sento niente, solo l'innaturale silenzio che scende immediato come un telo nero. Ora tutto è fermo. Cerco di capire come sto. Che danni ho riportato. Cerco di aprire gli occhi, guardare, una cortina rossa copre ogni cosa. Comincio a percepire un sordo dolore alla testa e rivoli di calore scendere lungo il corpo. I piedi non si muovono, sono incastrati sotto la plancia di comando ma non sono nemmeno certa che siano lì, non li sento. Comincio a percepire forti bruciori un po' ovunque, il vomito sale dallo stomaco digiuno in conati violenti e vuoti. Ho paura, ora ho freddo, sento voci, qualcuno chiama, una sirena, poi più nulla.

 

 

 

 

 

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0