Era una mattina di primavera e il sole ancora non si decideva ad alzare il capo sull'orizzonte. Bianco di nuvole, il cielo rumoreggiava. Improvvisamente un acquazzone cominciò ad inzuppare il bosco di abeti e tutti i suoi abitanti. Lunghi rigagnoli d'acqua serpeggiavano tra le radici e i tronchi formando un dedalo in mezzo al quale emergevano innumerevoli isolette. Fu proprio su una di queste che trovò rifugio una giovane formica petulante e inesperta. Se ne restava là impalata a guardare ciò che accadeva mentre il livello dell'acqua cresceva, cresceva, cresceva... Volò vicino a lei uno scarabeo verde brillante in cerca di rifugio e le disse: "Ehi, piccoletta? Vuoi un passaggio fino al tronco più vicino?" "Assolutamente no" rispose la formica "tra poco verranno le mie sorelle con la Regina, tutte appallottolate in assetto da pioggia. Mi porteranno in salvo. Se vengo con te potrei scivolare sulle tue lucide tègmine e chissà che fine farei." E lo scarabeo se ne andò. Un po' più tardi un camaleonte fece capolino tra le foglie di un'acacia, vide la formichina in difficoltà e si offrì di aiutarla. "Posso trasportati sulla mia coda arrotolata, se vuoi, basterà che ti regga forte, forte!" Ma la formica un po' svampita lo ringraziò con veemenza: "Fossi matta, con la tua lunga lingua mi prenderesti al volo e m'inghiottiresti tutta intera. No, no! Aspetto qui le mie sorelle che, certamente, stanno arrivando." Passò ancora un po' di tempo e la formica cominciava a preoccuparsi per il ritardo delle sorelle. Spazientita cominciò a battere con una zampetta il terreno, le zampe anteriori incrociate, gli occhi al cielo, sbruffando. Seccato da quel tramestio uscì un grosso lombrico dal sottosuolo ma, quando si accorse della difficoltà del presuntuoso insetto, ne ebbe compassione e disse: "Senti un po', bella mia, se mi prometti che la pianti di zampettare per terra così nervosamente ti faccio scendere nel mio nido morbido, morbido ad aspettare che l'acquazzone finisca." La formica presuntuosa non lo degnò di uno sguardo e rispose altezzosa: "Ma sei impazzito? Io venire lì sotto? In quel pantano con te? Ma vacci tu con i tuoi viscidi fratelli, io vivo in un regno asciutto e molto più accogliente." Nel frattempo l'acqua continuava a salire di livello e il piccolo insetto arrogante non riusciva più a reggere la violenza della pioggia che lentamente portava via, sollevandolo, il suo corpo. Rotolando vorticosamente tra quei flutti improvvisi riuscì a scorgere il suo formicaio apparentemente tranquillo, cominciò a gridare con quanto fiato aveva in gola per attirare l'attenzione della sua gente, nulla, nessuno le rispondeva. Un gufo insonnolito e appollaiato su di un ramo, aprì gli occhi a causa di tutto quel frastuono e sentenziò: "Eh! Che putiferio per un po' di pioggia. Tu, sciocca formica senza cervello! Non lo sapevi che le tue sorelle, per una normale pioggia, non si fanno né in qua né in là? Le gallerie del formicaio sono ad altezze, angolazioni e pendenze diverse. Per cui, se anche alcune zone si allagano, altre restano ben asciutte, tra cui la stanza della Regina e il deposito delle uova. Inoltre sono costruiti su terreni permeabili, di modo che l'eventuale acqua entrata defluisca rapidamente senza causare troppi sconquassi. Apposta vi sono centinaia di piccole gallerie, alcune costruite solo a questo scopo, un formicaio è quanto di più sicuro ci sia. Avresti dovuto ascoltare i saggi che t'hanno offerto aiuto, a quest'ora saresti in salvo."

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