La radura nel bosco si animò di buon mattino di operatori, truccatori, sartine (?), segretarie di produzione e, per ultimo, arrivò il regista.
Erano tutti molto occupati a misurare l’aria o forse la luce? A piazzare attrezzature varie...
Un cinghiale, disturbato dall’insolita invasione di campo, s’appostò per controllare: la situazione era assolutamente nuova per lui e, indeciso sul da farsi, rimase nascosto.
Lei uscì da non so dove, nuda come mamma la fece. Si portò in mezzo alla scena e s’atteggiò con sicurezza in pose ardite, come da copione.
Dal suo nascondiglio il selvatico osservatore ne poteva percepire il forte odore e presto ne fu preso. La natura ha le sue esigenze da non sottovalutare e il cinghiale, seguendo la sua indole, s’apprestò ad appropriarsi di ciò che stava sul suo territorio. Entrò in scena senz’altro indugio. Fu questione di attimi.
L’attricetta non se ne stupì più di tanto, convinta che si fossero dimenticati d’informarla di quella variazione di programma, mentre il regista, cogliendo al volo l’opportunità, intimò con cenni d’intesa, di proseguire le riprese.
- Ma è una furia scatenata! – esclamò lei ad un tratto, nel suo continuo divincolarsi per assecondare l’intraprendente animale, davanti all’obiettivo, o battere in ritirata, a secondo della necessità.
- Stop! Materiale sufficiente e luce ormai in calo. – Urlò qualcuno e quattro energumeni si precipitarono sul fiero cinghiale, per allontanarlo dall’oggetto delle sue voglie ma, visto che non voleva intendere ragioni, lo lasciarono a terra, tramortito da una bastonata.
Fatalità volle che, durante le riprese, gli sguardi dei due protagonisti si fossero incrociati, anche se per un solo istante.
C’è chi giura che da quel giorno negli occhi di lei rimase un’insolita malinconia e il povero cinghiale ancora si sta chiedendo cosa sia quel malessere che da allora gli attanaglia lo stomaco.
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