Ad Alice piace la sua casa, antica, assolata, rivolta alla vallata. Le vaste stanze comunicanti, con le porte allineate, senza corridoi. Nella sua camera il grande letto in legno, con le testate intarsiate e l’armadio a specchio, di fronte al quale Alice si prepara.

Seduta a terra, mescola in una ciotola del miele e chiara d’uovo.
Scruta attenta la sua immagine. Un corpo giovane, snello ed armonioso. Lo sguardo perso a fantasticare.
A terra un cesto largo e basso, colmo di petali dalle tinte sfumate, dal pallido color carne al rosso cupo, quelli delle sue rose, il cui profumo ha saturato l’aria. 

     Ad un tratto comincia a spogliarsi, posando gli indumenti con ordine sulla spalliera del letto, fino a restare completamente nuda. Sempre con aria assorta, si guarda di nuovo allo specchio, poi, decisa, intinge un pennello, dal pennacchio morbido e grande, nella ciotola e se lo passa sul collo, lentamente, incurvando le setole fino a lasciare sulla pelle una traccia lucida. La linea di destra e quella di sinistra si riuniscono sotto al mento, in un disegno ben chiaro nella mente di Alice.
Dal collo passa alle spalle, indugia in ghirigori sullo sterno, passa ondeggiando oltre le colline dei seni. Sul ventre crea spirali e lingue come fiamme. Poi studia allo specchio il risultato. Ora comincia a tracciare sentieri lungo le gambe, risalendo dai piedi alle ginocchia.
Si ferma nuovamente, poi riprende a salire all’interno delle cosce, diretta verso il monte del pube, quindi ai fianchi. Disegna rami lungo le braccia e raggiunge l’incavo delle ascelle, per dirigersi poi sui piccoli seni. 
Posa il pennello soddisfatta e prova qualche passo di danza. L’aria, sulla pelle ancora umida, le provoca brividi leggeri, mentre il disegno s’asciuga. Per completare l’opera si sparge con manciate di petali, che si fissano sulla pelle, catturati dalla vischiosa scia.
Ora, sfumata di palpitanti cromatismi, prende a danzare come in trance, immaginando la musica. I petali ondeggiano, ma non si staccano. 
Alice è regista di sé stessa, crea così le sue coreografie. Non ama gli scenari costruiti; preferisce la sua ampia casa, il parco. Attiva le telecamere già predisposte e la magia inizia.

Attraversa tutte le porte e continua la sua corsa in giardino, fra le aiuole stupite. 

     Lui è intento a regolare l’erba intorno ai cespugli. A torso nudo, la pelle brunita e calda per il sole. Un paio di jeans, lisi e chiarissimi, a fasciare un fisico asciutto.
Solleva un paio di volte il capo e quando la farfalla di petali si accosta, allora le sorride e sussurra:
- Fai attenzione, amore, ci sono degli attrezzi per terra. Se hai dei problemi per le riprese, chiamami: posso interrompere, se vuoi. - 
- Grazie, non sarà necessario. –

     Nel parco la nuvola di petali danzanti si confonde e si fonde coi cespugli in fiore, ne è parte integrante. Scompare dietro un’azalea per riemergere fra le ortensie. Il cupo verde dei lauri fiorisce di rosa. La ninfa di petali ha il passo lieve e sicuro; accarezza ogni tronco e s’incurva sognante verso la cima del cedro. Corre e rincorre folletti invisibili in un girotondo scandito da ritmi interni, che la accomunano al respiro della natura.
Poi rientra in casa. Nella sua camera lo specchio amplifica la magia e lei continua a volteggiare, senza uscire dal campo d’azione dell’obiettivo. La coreografia ora è perfetta e lentamente si spegne.

     Si ritrovano al tramonto. Lui esce, rilassato, dalla doccia, lei cerca invano di liberarsi dall’abito floreale ormai spento.
- Così non ce la farai mai! Vieni... – La solleva fra le braccia e l’adagia sul letto, poi, con estenuante lentezza, ripercorre con la lingua il tracciato del pennello, a dilavare miele che sa di pelle e sradicare rose.

 

......

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