La vita in un aeroporto militare è alquanto prevedibile, tutto è scandito da regole e orari rigidi come il marmo. Ogni giorno porta con sé un bagaglio di prevedibilità e una piccola scorta di sorprese che sbircia da dietro l'angolo del divenire!

Finché arrivò il momento anche per lei. Da giorni rimaneva tranquilla, distesa nel suo angolo preferito, un po' sorniona e un po' furbacchiona, fingendo una stanchezza che non c'era.

Il maresciallo l'aveva osservata per un po' considerando il suo passo appesantito e prestava attenzione ai minimi segni di cambiamenti ma lei, un po' sbuffando e un po' sonnecchiando, non lo degnava di uno sguardo.

Poi un giorno fu presa dall'agitazione, si girava e rigirava senza riuscire a trovare una posizione comoda e lanciava brevi sguardi colmi di inquietudine. Il maresciallo comprese. Si procurò delle coperte morbide e calde piazzandole accanto a lei che con gli occhi ringraziò. Non passò molto quando il primo corpicino prese possesso del nuovo giaciglio, uno alla volta tutti e nove i piccoli videro la luce mugolando incerti tra il richiamo e il pianto.

Il maresciallo attese paziente che ogni faccenda si compisse e quando si avvicinò alla neo madre venne accolto da uno sguardo compiaciuto e rassicurante, stavano benone tutti e poppavano che era un piacere!

Passarono alcune settimane, i cuccioli crescevano a vista d'occhio e conquistarono l'affetto dei più tanto che, una volta svezzati, trovarono famiglie accoglienti pronte ad adottarli...

Ne rimase uno, scodinzolante e festoso come tutti i cucciolotti, affettuoso e pieno di vitalità.

La madre aveva ripreso la punta ai conigli che invadevano l'aeroporto  ma il piccolo ancora non la seguiva nelle sue battute di caccia finché una sera attese scodinzolando invano.

Anche il maresciallo attese, per lunghi giorni sperò che sarebbe tornata, affettuosa come sempre. 

Intanto l'ultimo rimasto cominciava a intristirsi e il maresciallo, intenerito, lo prese per condurlo al suo alloggio. Predispose uno scatolone, ampio e asciutto, rivestito delle coperte che conservavano ancora 'odore di mamma'. Lentamente l'abitudine si fece strada e la malinconia soggiacque alla serenità dentro gli splendidi occhi color cioccolato del  pastore tedesco.

Aveva le orecchie dritte, sempre in ascolto, pronte e attente a ogni minimo rumore e si legò indissolubilmente al suo padrone.

Il maresciallo seguì attentamente i progressi della nuova recluta. Docilmente imparò le regole fondamentali della convivenza in caserma e l'idillio ebbe inizio.

In breve il cane divenne l'ombra del maresciallo e non v'era zona aeroportuale che gli fosse interdetta. Lasciarlo fuori era un castigo, inutile precludergli l'ingresso, ovunque.

Più il tempo passava e più il legame col maresciallo si rafforzava, era sufficiente un movimento impercettibile e l'amico fedele scattava sull'attenti, in attesa del comando.

Anche a riposo gli occhi di Cicciuzzo non perdevano di vista il maresciallo e controllavano ogni minimo gesto, il muso seguiva i movimenti delle sue mani e dallo sguardo tracimava la sua bellissima anima.

Poi, come sempre in agguato, anche il giorno più triste giunse. Si annunciò   sotto le mentite spoglie di una missione in un paese lontano, in una zona teatro di scaramucce militari. Due anni di vita insieme avevano cementato un rapporto già simbiotico ma per il suo bene l'amico fedele doveva rimanere in Italia.

Come separarsene?

La soluzione meno dolorosa si presentò tramite un collega. Un parco naturale custodito da giovani volontari che si preoccupavano di tutelarne i confini. Libero tra i liberi, forse avrebbe trovato pace al doloroso distacco che sarebbe avvenuto di lì a breve.

E così fu.

Successivamente tornò, il maresciallo, tornò per sincerarsi della buona salute del suo compagno ma fu dolore aggiunto ad altro dolore.

Eppure qualcuno ebbe a dire: "Era solo un cane."

Decise, il maresciallo, di non rinnovare ancora il dolore con inutili ritorni e attese, malinconico, la partenza stabilita.

Nessun altro Amore entrò più nella vita del militare.

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