Friggono, tra loro distanti,
magri filari di lampioni.
S'inarcano come amanti,
curve colonne, inchinar costellazioni.
Fronde notturne bisbigliano
sussurri corvini al vento.
In altra lingua intrecciano,
brezza e segreti del firmamento.
Campanile abbaia periferia
lui il signore, l'altra silente.
Spira un brivido l'anima mia,
se tutto ascolto, nessuno mi sente.
E mi scorgo piccolo o niente,
felpar passi su cortili viventi.
Ma grida un graffiar stridente,
e un frenar di bici mi rivela ai presenti.
Francesco Marco Narrastrofe
61 352 64
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