Lì, tra l’altare ed il cielo
mi racconto storie in un tempo apparente,
tra santi ed altari snocciolo preghiere
e scaglio fulmini in ordine alfabetico.
Vane s’incensano le speranze
tra i banchi vuoti di una chiesa
e sordi rancori non genuflessi
invocando Dei senza dimora.
A piedi nudi riciclo parole
che violano il dovere del silenzio,
e il grido sale a disturbare la quiete
con il dito puntato su immagini sudate.
Il lavacro di pioggia scende lento sul viso
spiana rughe che fuggono nel limbo di ieri,
mentre un ramo d’ulivo mi sfiora la pelle
rintocchi di campane annunziano tristezza.
michela
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