Lo sconosciuto viandante
volge gli occhi al cielo che non sente più suo,
arriccia la bocca e mastica assenze.
Là dove finisce il silenzio
non è ancora giorno,
non è neanche notte.
Il cielo di montagna
si tinge di viola e di rabbia,
metabolizza strani vapori;
è solo un sogno
oppure è l’inganno della pioggia
che imbriglia strane parole?
Un milione di rughe affondano
le dita nella carne e rubano sogni
che crollano a gambe piegate.
Il fiato corto, teso fino allo spasimo
lava vertigini sull’orologio
che inizia il conto alla rovescia.
L’aria si gonfia e turbina
tra gli alberi il canto umido
delle foglie in ombra.
michela
73 615 77
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