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Scritto da Aurelio Zucchi. Pubblicato in Poesie il 16 Ott 2022.
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Ora che il mare aspro diventa

e d’antracite la luna si veste,

alta e discreta la notte s’accosta

mentre la stasi mi fa prigioniero.

 

Nella collina non più contornata

dove presumo già dorma il borgo, 

con ostinazione cerco una luce

capace di darmi continuità.

 

Lassù, non una stella intravedo

che si riveli dell’altre più ardita

nell’infinito di nero rigato,

avaro nel dare spazio al respiro.

 

Riporto lo sguardo dov’era prima

e di una nave pretendo la scia,

quel tocco bianchissimo a soppiantare

il cupo disordine di onde folli.

 

Vorrei ch’arrivasse l’aurora

del tipo fucsia, netta, e impaziente

d’aprire in cielo lo squarcio ribelle,

l’effetto euforia di sistole errante…

 

In quest’attesa del via alle danze,

conforto mi è nel prendere tempo

l’idea di essere non del tutto solo.

É la notte che mi prende per mano.

 

*

Stesura 2008

 

 


Aurelio Zucchi

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