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Scritto da Francesco Marco Narrastrofe. Pubblicato in Poesie il 03 Mag 2016.
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L'inverno seduto fumava il suo gelo.
All'orizzonte la linea era sfibrata.
Uccelli fantasmi fendevano il velo,
di una grassa nebbia, oziosa e annoiata.

Si intuiva d'intorno il niente di un'illusione,
poi un fiammeggiar di calore avvolgente,
un prisma accecante di luci e rifrazione,
di un uomo al centro di un continente.

Vedeva montagne inchinarsi a pianure,
guardò il cielo, lassù era incastonato il sole.
vapore tremolava orizzonti, di fiato e calure,
lui dentro camminava altre estati, di terre e parole.

Intimorì la notte un brivido alla schiena,
ma l'ombra fu gentile a rinfrescar la pelle.
Il vuoto ombreggiava la volta serena,
a fecondar quel buio, filtravano a fiumi, gocce di stelle.


Francesco Marco Narrastrofe

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Avatar di ester
ester ha risposto alla discussione #1 08/05/2016 23:47
"... un uomo al centro di un continente è una sceneggiatura fantasy della mia, appunto, fantasia di abbandonare lo stress e scoprirmi a meravigliare di quanto ho sotto il naso. Se dovessi rinascere oggi, già adulto e senza alcuna esperienze, mi meraviglierei anche della noia, così come mi stupirei del sole."


Ora ho compreso meglio, grazie. Siamo partiti da due posizioni apparentemente distanti, ma spinti dalla stessa passione per la natura in ogni sua manifestazione e seguendo lo stesso desiderio di ritornare ad immergerci in quella natura incontaminata, capace di stupirci.

Se non lasciamo morire "il fanciullino" che è in noi, non avremo bisogno di immaginare molto, ma solo di guardare sempre la vita intorno a noi con gli occhi di un bimbo, cogliendo l'essenziale in un filo d'erba, in un tuono, in una nuova vita che nasce da un uovo o da un grembo di donna, nei riflessi di una goccia d'acqua o nei colori dei fiori.
Io continuo a vederla così la natura, sovrana di tutto, meravigliosa e generosa e mi sento immersa. Per questo non potevo afferrare il tuo concetto di "uomo al centro di un continente"... io parto sempre da me già parte della natura, immersa e sempre affascinata, ma anche rispettosa, consapevole della potenza che ha in sé e che può scatenare.
La profanazione che l'uomo ne ha sempre fatto è il suo maggiore errore.
A questo scopo ho appena postato un mio vecchio racconto, per mostrarti quanto siamo sensibili entrambi e rispettosi della natura: tu vi cerchi purezza e ristoro, io ne rivendico i diritti profanati, che ritornano inevitabilmente a noi come stress, malattie, disastri ecologici...
Grazie ancora, credo che questa nostro dilungarci alla fine si sia rivelato proficuo.
Avatar di Francesco Marco Narrastrofe
Francesco Marco Narrastrofe ha risposto alla discussione #2 08/05/2016 21:04
Mi fa piacere leggerti.
Prima della parole era l'istinto a primeggiare, sopra ogni cosa. E' facile immaginare che i testi hanno ragione. Sopravvivenza e preservazione erano tutto, il resto era poco e raggrupparsi era d'obbligo. Questa mia personale idea di un uomo al centro di un continente è una sceneggiatura fantasy della mia, appunto, fantasia di abbandonare lo stress e scoprirmi a meravigliare di quanto ho sotto il naso. Se dovessi rinascere oggi, già adulto e senza alcuna esperienze, mi meraviglierei anche della noia, così come mi stupirei del sole.
La scuola peripatetica di Aristotele è stata una vera e propria illuminazione del filosofo. Insegnare e studiare all'aperto, nel giardino circostante il liceo, aumentava considerevolmente la capacità di apprendimento. Dico questo per spiegare meglio quel mio desiderio di simbiosi e rispetto con la natura per riscoprirmi essere umano.
Il mio personaggio cammina sui continenti apparentemente senza pericoli meravigliandosi d'ogni cosa, solo perché è la ricostruzione storica non della realtà, ma reincarnazione fantastica d'un desiderio mio.
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