LA MIA TERRA

In lontananza gli orizzonti come

superbi testimoni si accavallano

e li vedo passare sulle pietre

della mia terra, ma sono fantasmi

che bruciano nell’infinito riarso

dal sole caldo come i fichi d’india.

 

Curve si rompono al balugìnio

di vapori e al respiro delle zolle

ansanti mentre un contadino curvo

sull’aratro le muove.

 

Dipinta a caso o forse da una mano

sapiente, spicca l’agave innalzandosi

puntuta sui cocuzzoli e racconta:

“C’erano qui una volta…

 

…sì, c’erano carretto e carrettiere,

c’era la gente siciliana e c’era…

…c’era una volta la Sicilia terra

di zagare ed ulivi,

di fatiche e sofferta emigrazione,

di tanti gattopardi e corruzione,

di matti e geni, di pupari e pupi,

di poeti e cantastorie…”

 

Sicilia, terra antiche di certezze

e di contraddizioni, crocevia

di popoli conquistatori e mai

domata, dal tuo grembo come l’Araba

Fenice un giorno tu saprai rinascere

e non sarà più cenere il Tuo nome.

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