Preferisco starmene fuori da stanze circoscritte, prediligo i miei spazi liberi, senza recinti, senza confini.
Preferisco il colore nero del mio mantello che troppi credono di dubbia origine, al bianco cangiante dei falsi profeti.
Preferisco le note a volte stonate della mia voce che il gracchiare emulante di un pappagallo.
Preferisco la danza solitaria di piedi e gambe rapite dalla musica, alle coreografie unisone di mille piedi uniformi.
Preferisco cadere e rialzarmi mille volte ai girotondi cromati che non sanno coraggiosamente mescolare i colori...
Preferisco la mia mente dubbiosa e senza certezze, alla certezza granitica di oche selvatiche.
Preferisco la critica del presuntuoso giudizio che l'asservimento al pensiero comune.
Preferisco la scomunica al baratro dell'omologazione.
 
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