Affranto infelice e stanco

annegar vorrei nel Nulla

or che esausto di battere è il cuore

e proibito mi è porre fine alla vita.

Oblio pietoso perché diserti e ozi

oh ulcere crudeli, crampi di morte!

Luce mai sconfiggi il buio

tutto si scompone e svanisce

e converge in un puro zero

che non si dispiega in nessun luogo.

Mi son giocato tutto e ho perso

e nelle tasche non ho più un soldo.

 

Assonnati dolore che vivo

e tu Moira perché ritardi

e disconosci il mio diritto

a non soffrire e più atroce

fomenti la mia demenza

se sono destinato a morire?

Rosicchi mi sevizi e non mi uccidi!

 

Non ostacolare il desiderio

di farmi polvere, silenziami

fammi tranquillo e sereno

fammi sordo a rintocchi di campane a lutto

salpi e ai miei morti mi ricongiunga

nel caos e nella eterna notte io ritorni!

 

Ha ogni giorno i suoi getti

di orticarie e di spine

un’implacabile logorio avanza

pasce la mente acute pene

asciugo lacrime di esser nato

sconto il castigo di esser schiavo

di un borioso corpo che ostinato

il vizio di essere non abiura.

 

Subita è la vita non chiesta

e niente siamo io e te o morte!

Amare, bere, andare al bagno

illusioni, inganni addii e poi? Più nulla!

O folli acquiescenti ciechi e illusi

che accettate il calvario e la croce!

 

A mani giunte e supino io sorrida

prima di scompormi in atomi

decreti il tempo che nel mondo

tra miliardi di viventi a caso fui

e che tanto per fato amai e piansi.

 

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