Abbassi la guardia
e passano cent'anni.
Anni in cui ho vissuto
senza farne parte,
come la fodera buona dell'abito
si compiace pelle
finché non viene tolto e riposto in un armadio.
Abbassi la guardia
e si affacciano notti lungo viale dei mille,
sui profili dei pensieri, dei sogni, sopra altri pensieri,
ed io ho in testa un paesaggio
di materie inesistenti,
come il vuoto nulla dello spazio firmamento
è sostegno inconsistente che sorregge il globo terrestre.
Abbassi la guardia
e ti strappano la gola,
come lupi autorizzati per fame ad azzannare.
Abbassi la guardia, una mano ti uccide poi un'altra ti consola
ed io vivo paure sopra altre paure
che ho l'asma in testa
come chi non respira prima ancora di morire.
Abbasso gli occhi,
che certe grandezze si raccolgono chinandosi.
Ricordo bene, occhi di neonata
grandi come giganti, come i continenti,
come chi capisce quel che non conosce,
come chi, curioso, scopre suo, un padre mai visto.
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@F.M.Narrastrofe@2019
Francesco Marco Narrastrofe
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