Possediamo doveri immaginari
se procacciamo
denaro per i pasti.
Se non esistesse un modo,
altre circostanze,
avremmo più cielo.
Per questo cerco imbarco
tra coloro che non parlano,
e i nomi sono fonemi inviolati.
Educati bagliori scagliati al suolo
di questa pioggia incessante,
ascolto i mille rumori perché non lo sono.
Suoni, dono ovunque
e dagli stessi luoghi,
l’anima assolta di essi.
Abbandonarmi,
un perdutamente indimenticato, per questo reale
e vivo più estesamente province inarrivabili.
Cent’anni di componimenti in canto
e su quello, una voce con fattezze di donna,
con altra veste irreale e, con quella indosso, svestirsi.
Scrosci in pace e divento chi sono
pensiero con fattezze d’uomo
e, di quello, svestirmi.
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@F.M.Narrastrofe@2018
Francesco Marco Narrastrofe
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