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è il suono del pollice.
E dell’indice.
Che premono sugli occhi. Chiusi
“mioDddio” dicendo,
in quella poca pace
della danza senza suoni.
Se ne va intanto il mondo
per la sua strada inattesa
tra ‘l nero e l’accecante bagliore
mentre tu pensi e ripensi al profumo
di quell’intima rosa scarlatta
e rivivi il sapore delle gocce dorate del miele,
ore sparse sul campo erboso
d’un laico memoriale.
Il suono del pollice.
E dell’indice.
Che premono sugli occhi. Chiusi,
ti dice del sole. Che rende la notte
assai più dolorosa,
“mioDddio” pensando
in quella falsa pace
al luogo che raccoglie le ipotesi sfiorite.
E se ne va intanto il tempo,
perdendosi nell’universo
per la via dei sogni senza storia.
Ma sa, la poesia
- che ha riccioli biondi e vede e guarda
il mare e allevia i giorni tristi e l’improfuma -
che sta sul foglio in cui il poeta
al sangue suo di versi s’abbandona:
Eterna
Massimo Pacelli
10 110 12
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