Su marciapiedi opposti del metrò
siamo viandanti senza amore, soli.
Appena il tempo di inquadrarti e già
scivoli dentro la carrozza e via.
Sempre così le nostre vite, in fuga,
in direzioni contrapposte, eppure
non conto più le volte in cui quel vortice
ci ha avviluppato di passione estrema.
Ci siamo presi e poi lasciati e ancora
di nuovo presi e sempre il fuoco in fretta
si esauriva e ci agitava dentro
l'inquieta smania di fuggire altrove, 
senza grovigli di catene strette
che da noi stessi annodavamo intorno
al nostro istinto di restare liberi.
Fuggono i nostri treni e s' allontanano.
Neppure il tempo di un saluto breve.
Meglio così, ché non s'accenda ancora
la strana voglia d'essere a vicenda
recluso e carceriere.

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0