Nel dubbio, in bilico, mi tenta ancora
il richiamo della deriva,
come il  canto delle sirene
sul baratro del mare.
Conosco questa voce,
conosco la potenza:
altre volte fuggii per strade impervie.
Ora non so. Discenderei
 senza fatica, sulla scia del suono,
senza guardare indietro
agli anni ormai dissolti
nella follia di un sogno o di un amore.
Sono vissuta in corsa,
innamorata persa
di un corpo o di un’idea;
mani protese a un sogno,
quasi raggiunto e sempre un palmo avanti.
Ho annaspato in affanno
nel mare dei perché
sul senso della vita.
Ho persino creduto,
a forza, a pugni chiusi,
di riplasmare il mondo.
Ora conosco il senso: è la deriva;
tacere, aprire i pugni,
a braccia abbandonate,
lasciarmi andare alla deriva.
Restituirò alla terra
la chimica del corpo e del pensiero,
la cenere dei fuochi
accesi inutilmente:
forse così troverò pace.
Eppure è stato bello innamorarmi.

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