Ahimè!

Rammento al bieco inganno

quanto mi fu gradito, nell'ora fonda

che ci vide consacrati amanti

laggiù, nel compiaciuto ventre

custode dei tuoi baci!

Ancora!

Rammento al bieco inganno

le folte argentee foglie

testimoni fitte di carezze

e di vibranti abbracci.

Stavo, lo sguardo attento,

col cuore teso ad ogni mutamento

ma tu, solenne, entrasti

nei miei scoscesi anfratti.

Scolpisti in essi, col tuo scalpello,

l'antico e mai scordato, d'Amore il canto

aspergendovi l'indimenticato danno.

Infine dico!

Rammenta o bieco inganno!

Le luminose stanze del ventre mio

onorasti con l'atteso vanto!

Ed ivi giacemmo in quieta pace

nell'opalescente chiarore tondo

d'un remoto orto d'ulivi che tace!

Qui alzammo i volti immoti e stanchi d'ozii

e vuoto di tempo, in rapidi suggelli,

colmò, diafana luna, nutrice d'equinozi.

Ed ora, immondo e bieco inganno

con dolenti pietre, ruvide e pesanti,

lapideremo insieme ogni tuo malanno.

 

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