Ahimè!
Rammento al bieco inganno
quanto mi fu gradito, nell'ora fonda
che ci vide consacrati amanti
laggiù, nel compiaciuto ventre
custode dei tuoi baci!
Ancora!
Rammento al bieco inganno
le folte argentee foglie
testimoni fitte di carezze
e di vibranti abbracci.
Stavo, lo sguardo attento,
col cuore teso ad ogni mutamento
ma tu, solenne, entrasti
nei miei scoscesi anfratti.
Scolpisti in essi, col tuo scalpello,
l'antico e mai scordato, d'Amore il canto
aspergendovi l'indimenticato danno.
Infine dico!
Rammenta o bieco inganno!
Le luminose stanze del ventre mio
onorasti con l'atteso vanto!
Ed ivi giacemmo in quieta pace
nell'opalescente chiarore tondo
d'un remoto orto d'ulivi che tace!
Qui alzammo i volti immoti e stanchi d'ozii
e vuoto di tempo, in rapidi suggelli,
colmò, diafana luna, nutrice d'equinozi.
Ed ora, immondo e bieco inganno
con dolenti pietre, ruvide e pesanti,
lapideremo insieme ogni tuo malanno.
Carmen Cantatore
95 851 97
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