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L’ultima e l’unica volta che lessi questa poesia era a Genova, alla fiera sul mare, la notte dei poeti. Genova città europea della cultura, tanti anni fa. Io ero in jeans, la camicia fuori, la barba di tre giorni. Avevo fatto due chilometri a piedi per andarci, sotto la pioggia, ero fradicio. Anche stanco, per una notte in bianco, perché tu eri andata via. Avevo già letto due versi , come tutti, normali, ricevendo un bell’applauso. L’organizzatore mi disse: chiudi tu la manifestazione, con qualcosa di speciale. Qualcosa alla Se Es. Guardai il pubblico, alcuni al coperto, altri con l’ombrello. Le signore erano in abito da sera, imbellettate, molte impellicciate, e gli uomini erano eleganti, pettinati, c’era anche qualcuno col cravattino. Erano almeno seicento e io solo, sul palco, con i capelli arruffati, gli occhi gonfi e la mia barba lunga. “Qualcosa alla Se Es”... Lessi questa poesia, dopo aver sentito versi melensi, nick virtuali assurdi, poesie del nulla, acclamate come linfa vivente, la lessi con un gusto speciale, con ironia e amore, ma anche un pizzico di sadismo. Fu un applauso freddo, nessuno capì, come sapevo che sarebbe stato. Ma quelle ombre finte se lo meritavano. Dopo, l’organizzatore mi disse: non farmi più uno scherzo simile!
Non mi chiamarono mai più.
 
Quando mi lasci guardare il cielo terso
 
È la mia amante, anche oggi, e mi accarezza
mi ha detto: ti amo! fin dal primo giorno.
 
È la mia amante, e non lo sapevo,
perché ero bravo gentile diligente affascinante.
 
Mi ha detto: ti amo! Mi abbraccia e mi rispetta,
ma non c’è fretta, mi dice, non c’è fretta.
 
Perché sei buono simpatico appassionante e gentile diligente affascinante.
 
Nessuno ti amerà più di me
perché nessuno potrà darmi più di te
e ora vado, e forse poi ritorno,
per amarti come il primo giorno,
sono certa che sarai ancora lì, ad aspettarmi sempre più innamorato
perché sei dolce malinconico un poco matto,
anche se tu non mi dai – mai – retta.
 
Ma non c’è fretta, ti dico, non c’è fretta.
 
Finché la vita ti darà sostanza,
vivi l‘attesa, la tua incostanza, vivi la resa e il desiderio di me,
ch’io gelosa non sarò mai di te
perché sei giusto fedele un po’ distratto, perché ti ho amato
e non lo sapevo,
quando il tuo sguardo mi cercava lontano
ero al tuo fianco,
mano nella mano.
 
Signora Morte, più delle mie ore
più del buio, dei rifugi e la fantasia
tu sarai mia, come io sarò tuo,
ci ameremo
mentre la gente aspetta
e nessuno ti amerà più di me
perché nessuno potrà darmi più di te.
 
Perché sei brava appassionante gentile diligente affascinante.
Perché sei dolce sincera malinconica un poco matta giusta fedele e mai distratta.
 
E non c’è fretta, lo sai, non c’è fretta
sai che ti amo così, calma e serena
quando mi lasci abbracciare l’infinito
e sorridi perché io, come te,
ti dormo accanto
sognando di essere diverso.
 
Finché la vita ti darà sostanza,
vivi l‘attesa, la tua incostanza, vivi la resa e il desiderio di me,
che geloso non sarò mai di te,
perché sei l’unica che mi sa capire
quando mi lasci guardare il cielo terso
e senza fretta, mi baci, e un’altra notte
mi avviserai il giorno dell’ultimo verso.
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