Rimescolavo con le mani nude
tra i carboni ardenti nel turibolo.
Terebinto.
Ne ho plasmato l'amaro legno
e consacrato il cuore in agre bacche
di passito cremisi 'ché agli occhi miei
saturo fuggì il sacro rito del profano.
Stirpe Sacerdotale.
Nel lago oscuro dei turbamenti
l'olio, sparso tra le rosse braci,
fiamme divampò e immani ustioni
al cuore, ruppe nel grido subitaneo
lacerando oracoli di aruspici.
Depose i paramenti.
Di muti tabernacoli odo memoria
che d'oltre i secoli fuggì come sabbia
tra le dita dell'eternità ormai svanita.
E custodisco io le tue vestigia
acché nel grembo vanamente sterile
non abbia a nidificare il fallimento.
Né sacramento.
Purificati sono i templi miei sofferti
che lungi d'indomita essenza
quadrano la veglia e varcano la soglia.
Labirinti d'esodo, nel torrido deserto
son rifugio al cupo inganno d'ego
e lasceranno traccia indissolubile
nel tempo e nella memoria stanca.
* Hinneni è una parola in ebraico quadrato traslitterato che significa 'eccomi' - I patriarchi dell'Antico Testamento rispondevano ala chiamata della Divinità con questo lemma: 'hinnè' (ecco) e 'ni' (io/mi) - hinneni/eccomi
Carmen Cantatore
95 851 97
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