Non piango più,
avrei dovuto solamente urlare
invece d’assecondare
l’inutile vertigo del non vivere
paura di respiri più profondi.
Ho sciolto i falsi nodi alle catene
e fra i mille riflessi della teca infranta
rinasco crisalide di fenice
che tutto ha visto già.
Ho gambe intorpidite eppure corro,
agito braccia e mani come non feci mai.
E canto e rido,
a voce piena canto,
canto e non so perché,
invasa da un’insolita euforia
Poi quando è notte lascio entrare il buio
per sognare ancora.
Finché potrò danzare questa vita
la farò mia.
ester
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