Giace su un nonnulla,
dimenticato da un qualcuno.
Pur facendo forza sulle gambe,
non c'è notte ovunque, da nessuna parte.
Non so dire con frase semplice
di un passante dall'altro lato,
del suo clarino straniero,
dei miei occhi tenuti chiusi.
Di quel testa di cazzo
che sognava volare dal ponte alto.
L'eco su pietra sudata nelle caverne.
Un che di grande ancora morto,
pur essendo niente.
Ho reclamato mio
quel fondo in cui era caduto
quel nostro esistere.
A questo punto
non esiste tutto
e di me che sono te,
sono io quel due divisi.
Francesco Marco Narrastrofe
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