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Scritto da Cristiano Sias. Pubblicato in Note e pensieri il 08 Giu 2024.
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Non è stato facile, ritornare nella mia terra. Nessuno qui mi ha teso una mano. Nessuno mi aspettava a braccia aperte, forse perché non c'è più nessuno. Già dai primi contatti, come sempre mi aspettavano le streghe dipoca, le sorelle disonestà, ipocrisia e cattiveria, notoriamente cieche come la dea fortuna. È stata dura. Ho sempre combattuto da solo, ma non so se ce l'avrei fatta senza il conforto dei miei figli lontani e la vicinanza immensa di una persona "esterna", la mia nuova famiglia.
Grazie, ora sono qui, nella mia isola, in tante battaglie ho ritrovato il luogo dove sono nato, le mie pietre, i miei orizzonti. Stavolta la posta in gioco era la vita. Mentre mi stavo spegnendo, dopo aver girato il mondo per decenni alla ricerca di qualcosa di cui ero stato privato, quando ormai disperavo di trovarla improvvisamente tutto mi è apparso chiaro: invece di cercarla negli altri, bastava che guardassi dentro di me.
Le braccia aperte adesso sono le mie. In silenzio.
Mi hanno detto: "Il paese non è più come prima, tutto è cambiato". Ho risposto: "Un luogo non cambia, esso si evolve immutabile nello sguardo e nel cuore. Voi siete cambiati.".
Pochi ascoltavano. Qualcuno si è offeso.

"Se ti addormenti con la voglia di vivere e ti svegli con la voglia di morire, prova a non dormire, prova a non svegliarti."

(Censurato da Facebook perché "viola gli Standard della community in materia di suicidio, autolesionismo e disturbi alimentari.")


Cristiano Sias

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Avatar di Cristiano Sias
Cristiano Sias ha risposto alla discussione #1 31/01/2025 11:22
Vi ho letto, attentamente. L'emozione (o è il solito bruscolino in un occhio?) fa inciampare le parole. Cerco banalmente e semplicemente di rimettere i piedi per terra. Mi viene in mente, strane associazioni di ricordi, un dialogo finale del film Rambo 2 fra John Rambo (Sylvester Stallone) e Il colonnello Trautman (Richard Crenna):
_ ...forse è stato uno sbaglio, ma non è una ragione per odiare il proprio paese.
_ Odiarlo? Morirei per lui.
_ Ma allora, che cosa vuoi?
_ Io voglio, loro vogliono, e ogni ragazzo che è venuto fin qui (omissis) e ha dato tutto quello che aveva vuole...che il nostro paese ci ami quanto noi lo amiamo.

Grazie.
Avatar di michela
michela ha risposto alla discussione #2 30/01/2025 14:18
Ciao Daniela, non chiedere perdono per avere occupato lo spazio di questa pagina, hai fatto benissimo ad aprirti e buttare fuori tanta sofferenza. Ho letto e riletto il tuo post e ho aspettato a risponderti . Non ti conosco personalmente però ricordo che , tempo fa, ci eravamo scambiate l’amicizia virtuale su altri siti, ricordo anche di averti apprezzato per ciò che scrivevi, adesso ti ritrovo qui e ne sono contenta. Il tuo lungo sfogo mi ha fatta riflettere parecchio.
La tua storia personale , quel sentirti nomade senza radici, i rapporti conflittuali, la gente omertosa e quelle strade in salita , le serpi e il silenzio atavico che contraddistingue noi isolani è una caratteristica a volte pesante da digerire , soprattutto per chi, come te, non è rimasta sempre nello stesso posto. Il problema è, tu lo sai bene, sentire “nel sangue” l’appartenenza comunque all’isola, la sua voce ci appartiene, il suo sangue ci appartiene, il suo grido ci appartiene, la sua bellezza a volte selvaggia ci appartiene e come se avessimo sentito un tradimento il nostro allontanamento dalla “madre” che ci ha generati, vogliamo ritrovare, ad un certo punto della vita, le radici e riallacciare il cordone ombelicale. Purtroppo, quando il bisogno di quelle radici diventa forza vitale e si ritorna dopo tanto tempo, ci aspettiamo di ritrovare ciò che abbiamo lasciato così come era conservato nei ricordi, ma il trascorrere del tempo è impietoso, tutto cambia e tutto si evolve e non sempre positivamente. Gli affetti di una volta non ci sono più, quello scoglio che amavamo non c’è, quella pineta sul mare adesso è soffocata dalla gente, spiagge meravigliose adesso sono piene di hothel e case di lusso. Tutto è diverso! Cosa fare allora per curare le aspettative ferite?
Me lo sono chiesta spesso ultimamente.
Il tuo consiglio rivolto a Cris (mio amico reale), sento di rivolgerlo anche a te. La Sardegna è un’isola meravigliosa e ascoltare il suono dei suoi venti può diventare una musica armoniosa se si accettano il nostro essere cambiati e la staticità di chi non si è mai allontanato. Le radici, comunque sono ben radicate, basta innaffiarle di tutte quelle cose belle (arte, bellezza, poesia, natura , ascolto ecc) che la vita può offrire, dimenticando ciò che ci ha fatto soffrire.
Dai Daniela, sento che ce la farai, vieni qui quando vuoi, ti aspettiamo
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Se non lotti contro ciò che ti arreca danno, sei complice e ugualmente responsabile del tuo danno. (C.Sias)
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