Sono il sale dentro la sabbia,
castello di terra unto di mare.
Sono l'onda che gioca e s'insabbia,
e nel suo mare si lascia annegare.
Dal limite dei miei dieci anni,
sul limitare di sere e di gioco,
giovane sguardo su mari sognanti,
mille scintille i riflessi del fuoco.
A dieci anni gli occhi son grandi,
divorano nuvole sui continenti,
grandi e profondi più dei giganti,
brezza sogna maestrale dei venti.
Un pescatore sa che luce del sole,
è sabbia di grano riflessa sul mare.
Ma un campo buio è la pesca al timone,
la notte feconda, lievita spighe di pane.
Traccia di terra in acque nere,
bambino sogna cuor di leone,
su questa terra sono io il bucaniere,
libeccio e polvere il mio galeone.
A dieci anni quel mare di pesca,
è fumo e visioni di luoghi corsari
bordate arrembaggio nella mia testa,
infiamma la miccia di cento spari.
"Quello è mio padre!" Traccia nel mare,
"E' mio padre!" Oltre la spiaggia
Dissolve il sentiero del suo navigare,
un punto lontano non lascia traccia.
Un giorno sarò buon pescatore?
priva di rotte è la notte oscura,
annegar sogni in mare, vivo il terrore,
pirata di terraferma, tremo paura.
Francesco Marco Narrastrofe
61 352 64
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