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Scritto da daniela moreschini. Pubblicato in Prosa il 11 Ago 2016.
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Una fredda serata invernale mi indusse ad andare a letto prima del solito.

Stranamente, forse proprio a causa del freddo mi addormentai velocemente. Dormivo profondamente quando improvvisamente sentii quell’arietta fresca sfiorarmi il viso come una carezza. “Principessa, svegliati ti devo parlare!”
-Papà, che fai da queste parti?-
“Principessa fammi parlare, ho chiesto de fermà ‘n po’ er tempo, ma nun so quanto me ne sarà concesso, perciò nun famme perde tempo. Sò venuto pe’ spiegatte come se gioca a carte!”
-Papà, ma lassù hai per caso bevuto? Da quando sono nata mi hai messo le carte in mano ed insegnato a giocare!-
“Esatto principessa t’ho ‘nzegnato a giocà, ma nun t’ho mai spiegato come giocheno l’antri. Nun me guardà così, lo so cosa voi chiede. No, non tutti giocheno come te, c’è puro chi imbroja. Ricorda che puro la vita è ‘n gioco che devi portà fino alla fine, te troverai de fronte più avversari che amichi, l’unica partita leale che combatterai sarà contro la morte!”
-Va bene, hai le carte?-
“Prima regola, quando giochi co’ ‘no sconosciuto nun usà mai le carte sue, un bon giocatore le sa riconosce ar tatto, perché so’ sicuramente tutte segnate, anche co’ ‘na piccola piegatura d’angolo a cui non ce faresti mai caso; chiedi sempre de usà le tue oppure ‘n mazzo siggillato.”
-Papà ma non penserebbe che sono scema?-
“Tutt’altro, capirà subito che nun cià ‘n’ingenua davanti! Come sai, chi prende la carta più arta sarà er mazziere de quer primo giro. Controlla bene come mischia le carte, se ne prende solo due o tre, co’ morta gentilezza invitelo a tajanne de più.
Quanno metterà er mazzo in tavola, nun “bussà” mai, ma taja er mazzo e verifica che i due gruppi finischeno ner verso giusto.
Controllaje le mani e l’occhi, er viso de ‘n imbrojone nun cambia mai espressione, nun farà vedè contentezza o rabbia, ma l’occhi nun mentiranno, ce sarà sempre ‘na lucetta che s’accenne quando sta pe’ fregatte. Allora osserva le mani, chiedi sempre de fatte rivede’ le carte c’ha preso dar tavolo in quell’urtimo giro.
Potresti trovà che con un re, abbia preso: un quattro, un tre e un due, ma la somma fa nove e non dieci. Certamente si scuserà per aver contato male, fa finta de credeje e vedrai ‘n’ombra scura calaje su l’ occhi. Un giocatore esperto s’aricorda tutte le carte uscite e quelle che rimangheno, nun te chiedo de fà l’istessa cosa, sei troppo vecchia ormai, ma poi prevedè le mosse possibbili con le carte che stanno sur tavolo, speciarmente si deve escì ancora er settebbello.
In quer momento l’occhi tuii deveno esse viggili, perché si ce l’ha lui, farà modo e maniera de prennelo; controlla si c’è possibbilità de prenne un sette, si vedi che non è possibile, appena tira giù il sette e prenne delle carte dar tavolo, aspetta che le sposti e metteje ‘na mano sopra. Co’ quer gesto capirà che l’ inganno è stato scoperto, s’arzerà e andrà via tra la vergogna generale! E’ tutto chiaro?”
- Sì certo papà. Confesso che alcuni trucchetti li faccio ogni tanto anch’io con mio marito, ma solo per vedere la semplicità e fiducia che ha in fondo ai suoi occhi innocenti!-
“Lo so Principessa, nun sò i trucchetti che fai co’ lui che m’enteresseno, ma come devi difende te stessa dall’inganni artrui!”
Cercai di ribattere, caspita non ero più la sua bambina indifesa che non vedeva i pericoli.
-Papà, non capisco perché sei venuto a darmi questa lezione. Io non gioco mai a carte con nessuno e nella vita non mi sento rivale di nessuno! Non ho qualità per esserlo.-
“Principessa, tu non sei rivale a nessuno perché non è nella tua natura, eppure hai tanti rivali. Vivi in un brutto mondo, piccola mia, un mondo dove si canta l’amore e la vita e dall’antra se fa der tutto pe’ frega’ quarcuno.”
-I poeti cantano l’amore e la vita! Ma i poeti non sono così!- E scoppiai in una fragorosa risata
“Piccola mia, lo so, te deludo, ma è proprio de loro che parlo!”
-Cosa vuoi dire che devo smettere di scrivere o frequentare quel mondo che mi piace? E poi cosa avrebbero da temere da me? Io scrivo i miei pensieri che non si possono certo chiamare poesie!-
“No, fija mia, non te lo chiederei mai, so quanta passione metti in quer che fai, per questo ti ho insegnato come controllare il tuo avversario. Fai scoppiare la bomba solo quando hai tutti i pezzi del puzzle in mano, perché tu non possa essere smentita. Fino a quer momento, fai finta di nulla, fai anche la parte della fessa se occorre, non lanciare frecce che potrebbero tornarti indietro, per il resto sii te stessa e non perdere mai la tua dolcezza, perché è proprio grazie a lei che ti sottovalutano e non conoscono invece quanta intelligenza e furbizia può essere nascosta in te!”
-Papà, ma come posso riconoscere i miei rivali? E poi rivali in cosa? Dici che sono furba? Io non mi ci sono mai sentita!-
“La tua stessa presenza ti crea rivali, sia che tu riesca o meno! Quando pensano di conoscerti tu in qualche modo li spiazzi, è questa la tua forza! Ora devo andare Principessa, mi raccomando, sappi difenderti. Mi rimane solo una cosa da dirti, ricordi quando da bambina piangevi e volevi i colori più costosi per poter disegnar bene? Cosa ti dissi allora?” 
- Che neppure se mi avessi comprato i pennelli e i colori di Giotto sarei mai stata capace di disegnare!-
“Non sbagliai vero? Ora ti rivelo un’altra cosa: tu sei nata con la matita in mano, erano scarabocchi come quelli di tutti i bambini, poi divennero delle parole anche scritte bene, ti ho sempre vista scrivere tanto, ma ci hai sempre tenuto nascosto tutto. Solo dopo morto scoprii delle cose che scrivevi, alcune carine, altre da gettare via; oggi voglio darti un altro consiglio: neppure se ti comprassi la penna di Leopardi, sapresti mai scrivere una Poesia!” 
Sentii il suo riso gioioso si chinò come a volermi baciare la fronte e sentii quell’arietta fresca che a volte era bacio a volte una carezza. 
“Adesso dormi, tra poco sorgerà il sole e sarà un nuovo giorno”
Non so quanto dormii, al risveglio il sole era già alto, nulla di diverso in fondo dalle altre mattine, se non le parole di mio padre che mi erano rimaste dentro.

D.M.


daniela moreschini

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