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Proponete le vostre opere, presentatevi e discutete di ciò che vi sta più a cuore.
E già, sono ancora qua.
- Cristiano Sias
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Non posso certo dire che sia fra i miei cantanti preferiti, ma è una delle canzoni di Vasco Rossi che mi è rimasta più impressa, insieme a "C'è chi dice no". "No" all'ipocrisia, alla mancanza di rispetto, alla maleducazione, alla cattiveria, all'insensibilità e l'egoismo di amici, parenti, di un sistema che ti sfrutta e ti strangola, e che se cerchi di difenderti ti emargina, ti insulta, ti cancella fino a trasformarti in un invisibile, un reietto, in ogni caso relegato in una prigione di opinioni, di umiliazioni, di solitudine e isolamento, dove devi solo morire. "Noi usciremo fuori quando le ombre coprono le fessure", scriveva William Burroughs, forse un messaggio, un segnale che per molti appare come un avvertimento negativo, o peggio una minaccia, quasi da film dell'orrore per alcuni, mentre invece è un'affermazione sommersa di quella positività sacrificata sull'altare della mediocrità, costretta a nascondersi per sopravvivere, in nome di una purezza, una genialità, una qualità, un'affermazione di sogni e talento trucidate da un meccanismo deviato al limite del diabolico, immenso e soffocante, perché il bene, costretto a nascondersi persino da quel confuso se stesso nel marasma di depravazione e perversione umana, sociale, politica e letteraria, trionferà sempre sul male.
Quanti di noi a volte si sentono come una bomba pronta ad esplodere? E poi finisce che pieghiamo il capo alla nostra stessa debolezza e vigliaccheria, ci ingrigiamo e moriamo dimenticando persino quegli anni ribelli della gioventù dove pensavamo di cambiare il mondo.
Non è stato facile quest'anno di battaglie al limite del sovrumano, un cambiamento epocale nella mia vita, probabilmente l'impresa più ardua nella quale mi sia mai cimentato, fra nemici ostili e qualche angelo, che mi ha salvato nei momenti in cui mi sentivo perso. Era tempo di liberarsi delle zavorre. Molte sono le cicatrici, molte le amarezze, con la stanchezza che intima il riposo, logorante percorso necessario per una dimensione più vera, infine per sopravvivere, fisicamente e psicologicamente, ripagate da un lento riprendersi, un ricominciare sentendosi più forte, più consapevole.Sono ancora qua, per salutarvi e riabbracciarvi in questo nostro piccolo mare di pensieri, e dirvi che non sono mai andato via, augurando a voi tutti la stessa serenità che giorno dopo giorno sto ritrovando, grazie anche a voi, coraggiosi passanti in questa piccola oasi di salvifica semplicità.
Mi siete mancati. Vi voglio bene.
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- Cristiano Sias
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