“A Nostradamus si può far dire quello che si vuole”, è una delle frasi più ricorrenti di alcuni critici, “Un cumulo di fumosità e vaneggiamenti”, uno dei commenti letti di recente più spietati, e insensibili verso chi a questo studio ha dedicato con serietà e impegno anni della propria vita.
Fra coloro che, quartina dopo quartina, si apprestano a seguire il difficile compito d’interpretare le profezie in esse contenute, anche solo dopo le analisi iniziali, i primi cinque o dieci dei brevi capitoli di questa avventura, ci sarà naturalmente ancora chi non sarà convinto della facoltà di Nostradamus di leggere nel futuro. Se lo pensiamo è perché anche noi apparteniamo alla schiera degli scettici, i più increduli e freddi nel giudicare, non facilmente influenzabili, che cominciarono a leggere le Centurie più per curiosità che per altro, e in maniera distaccata. Ci domandavamo come si potesse credere che fosse esistito un uomo fornito di un dono impossibile, che la ragione rifiutava, e come si potevano mai collegare profezie contenute in quartine stravaganti, scritto in un francese altrettanto strano, piene di termini incomprensibili, a fatti realmente accaduti, o che accadranno, e facenti parte degli eventi storici umani.
Da semplici appassionati della Storia, che leggevamo con lo stesso piacere di un libro di avventure, tra i primi a trovare da ridire su questa o quella interpretazione data da qualche esegeta, ci rendevamo però conto che la medesima profezia poteva forse attagliare meglio a qualche altro episodio o personaggio vissuto magari in un altro periodo di tempo, diverso da quello indicato, o in un altro punto geografico. La cosa cominciava così a prenderci nel suo ingranaggio, quasi inavvertitamente prima, con meraviglia poi. Da un semplice senso di curiosità e una partenza incredula e critica, un po’ per gioco, arrivammo quasi senza rendercene conto a ricrederci, cominciando col dubitare della nostra sicurezza che Nostradamus non avesse mai avuto il dono straordinario della veggenza. Come rifiutare a priori questa possibilità quando certi risolti anagrammi, persino certi personaggi del tempo corrente e fatti storici a noi contemporanei, vissuti di persona, troppo evidenti per poter essere male interpretati, richiamavano alla mente con certezza nomi e avvenimenti incontrovertibilmente predetti nelle quartine?
Combinazione? Sono troppe per poterle attribuire tutte al caso. O forse citazioni di fatti accaduti nell’antichità o tratti dai libri sacri o altro, che quest’uomo ripeteva convinto quale precursore del Vico, sicuro che si sarebbero ripetuti? In realtà certi fatti predetti sembrano tolti di sana pianta dai secoli antecedenti al sedicesimo, che è quello in cui visse Nostradamus. Ma cosa dobbiamo pensare dei nomi, citati spesso con precisione sbalorditiva, di personaggi vissuti posteriormente a lui di secoli, che non possono non portare allo stupore?
È certo, in apparenza non tutto sembra collimare con la storia. In una quartina dell’ultima centuria, la 10 /91, per esempio, è chiaramente predetto che nell’anno 1609 (anno futuro per Nostradamus) ci sarà l’elezione di un Papa maligno, e noi sappiamo che in tale anno non ci fu nessuna elezione del genere. Ma è davvero credibile che Nostradamus volesse proprio indicare tale anno, sfidando l’ira della Chiesa e dell’Inquisizione con una profezia chiaramente offensiva per il suo capo, dando per di più un anno così vicino al suo tempo? Siamo sicuri che voglia indicare un anno cristiano, e non magari un anno liturgico ancora di là da venire, oppure un anno ricavato da qualche computo speciale? Tutto è possibile.
Quest’uomo però non ha dato finora l’impressione di prevedere cose sbagliate, e se qualcosa sembra controversa è perché siamo noi a non essere nel giusto, noi che pretendiamo quasi con alterigia d’interpretare nel modo più esatto le sue quartine, dando ragione a chi scrive denigrazioni e offese come quelle citate in apertura. Ma qui non si è in politica, dove si scoprono le “parallele convergenti”, le “fermezze concilianti”, o “situazioni irreversibili”, e simili bestialità linguistiche. Qui o è bianco o è nero, o vero o falso, e l’interpretazione è giusta e convincente, o è sbagliata, e in questo caso non può sfuggire ai cultori della Storia, quella vera, con l’iniziale maiuscola, non quella manomessa e decurtata per esigenze di sistema e potere.
Quando una profezia è sbagliata, è l’esegeta a sbagliare, intendendo lo studioso serio, non i cantastorie che ormai proliferano e aiutano la critica negativa. Capita a volte di cadere nell’errata convinzione di aver districato con sicurezza la matassa di qualche quartina incomprensibile o quasi, mentre invece magari gli si è data un’interpretazione, per troppa fiducia in se stessi, senza un adeguato approfondimento storico, errori nei quali si può cadere per stanchezza, per mancanza di fonti, perché nessuno è perfetto, e nei quali non è escluso che possiamo essere caduti anche noi. E in tal caso chiediamo scusa al lettore. Quest’ultimo pertanto non deve fermarsi ad una fugace lettura, ma leggere e rileggere, cercando anche lui di penetrare nel profondo, fino a poter formulare una critica ponderata, favorevole o sfavorevole che sia.
Raffaele Sias
(Articolo tratto dalla presentazione della parte seconda del libro "Nostradamus e l'Italia" di prossima pubblicazione)
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