A voi io mi rivolgo, eterni Numi
che me tra gli iniziati avete eletto
perché comprenda i sacri antichi testi
di vostra metaconoscenza intrisi,
impressi in cuneiformi segni oppure
in sanscrito, in etrusco o in geroglifici.

Voleste che sofìa io attingessi
e gnosi a me voi rivelaste tutta
donando a chi potesse poi donare
la verità non nota ad altri umani.
Eterni Dei, se apostolo è colui
che sa, da voi appresa, infusa scienza

e in nome vostro deve divulgarla
parlando d’essa a tutti, invoco prono
in umile preghiera: a voi io chiedo
benevolenza verso chi mi ascolta
per una decodifica dei segni
arcani e del messaggio, gli uni e l’altro

a me soltanto noti. Questo implora
l’orante vox clamantis in deserto:
non lumi a me che vostra luce irradio,
d’immenso illuminandomene in veste
di apostolo dal crisma sovrumano,
ma un po’ di luce pure al volgo umano.

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Nello scrigno di Nuovapoesia un inedito di Raimondo Venturiello, ritrovato postumo, e il mio commento successivo, del quale, come della pubblicazione, mi assumo ogni responsabilità.

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C'è un'umanità grande, che vola alta senza limiti di spazio e tempo, e una piccola, che striscia nelle abitudini traboccanti ignoranza, mediocrità, invidia ed acredine. Talvolta succede che quella piccola e stolta soffochi la più grande, come un Davide e un Golia al rovescio, ché poco male spesso basta, lasciando sprofondare nella melma le perle della creazione, per nasconderle anche a chi pensa che possa esistere un mondo migliore.
Tuffati in quella melma! Cercale! Forse ne troverai qualcuna, come questa, inimitabile, irripetibile, ritrovata e degna di essere mostrata ai puri di cuore; e se la piccolezza vorrà combatterci per questo, io l'aspetto qui, a piè fermo, testa alta e spada tratta. Non ci fate paura.

 

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