Bertrand ce l'aveva detto
nel sottotetto della gioventù
stiamo zitti a guardarci dentro
quando non sappiamo più difenderci
lentamente ci ritiriamo,
asini bigi se possiamo,
ci svegliamo fronte all'alba
noi puri cantori d'amore
oscuri cercatori di felicità,
davanti a chi non vuole crederci
comunichiamo le illusioni degli illusi
nei  taciti consensi dei vicoli bui,
quando appena dietro l'angolo, eccolo,
appare lui, con il chiodo infisso
il diamante senza alcun carato
della sua stessa sporgenza penetrato,
troppo fragile per rischiar di toglierla,
sa di averla quella certezza
di fare il bene universale
invece che il male,
sicuro, senza guadagno alcuno
neppure un po' più di convinzione
di quell'esser vivo che lo disturba
regalandoci le sue opinioni
per sezionarci, tagliarci i vestiti
nuovi o strappati non c'è distinzione
finché non restiamo lì nudi
stupiti, neanche un po' agitati
divisi dal muro della stupidità
da cui ci allontaniamo in silenzio
con il sapore amaro
di impotente inutilità.

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