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Siamo punti fermi
in perenne movimento,
baluardi inamovibili nel tempo,
statue trasportate su navi fantasma
abbandonate nell'immensità del mare,
punti e virgole operai
nella vita che ci è toccata,
piccole pause di piacere
fra intelligenza e stupidità,
virgole senza età, che non si fermano mai,
e solai di parole, privi di verginità.

Siamo punti esclamativi
murati vivi con gli occhiali da sole,
con un solarium per il calore
e una crema per le nostre rughe
fra rincorse e fughe, salti o niente
chiusi come acciughe, in uno stagno.

Punti di domanda variopinti
come rossetti e fondotinta vivaci
che lasciano tutti di stucco, rata dopo rata,
fino all'ultimo trucco o un incontro
in cui qualcuno ci dice: mi piaci,
rinchiusi nell'ovatta dentro al bagno
per rinnovarci sempre e fuggire dal sacco
prima del prossimo smacco.

E quando saranno immagini quelle linee,
dentro altre immagini cercheremo l'infinito.
E quando capiremo che non era il nostro mondo
scopriremo un altro specchio dentro lo specchio.
E se ci accorgeremo di non essere un riflesso
minuscoli e vicini ci guarderemo in fondo.
Ma non saremo mai quel baratro di occhi
roteanti su di noi impotenti e irraggiungibili,
saremo occhi senza fondo, un mondo senza specchi
una poesia incompleta, come questa.

Saremo l'infinito che non conosciamo
ricominciando a vivere un'altra volta
alla ricerca di punti di riferimento
di una virgola di santità
di una nuova festa.

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