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Written by Cristiano Sias. Posted in Prose on 04 Aug 2017.
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Io, sono un uomo d'onore.

Diciamolo, l'affermazione non fa solo sorridere, contiene quel gusto e retrogusto di desueto, anacronistico, anche obsoleto - chiamatelo come volete - di fatti antichi o macchiette meridionali e titoli o costumi ingialliti dal tempo (delitto d'onore, l'onore di una famiglia, gli onorevoli, la stessa definizione del titolo). Sono "macchiette", che possono essere anche  macchie giganti, se pensiamo al sangue che in nome dell'onore è stato versato, così come quello che viene sparso ogni giorno in nome di Dio. Eppure l'onore non è una parola vuota, "evanescente", come la si giudica oggi, è anzi talmente colma di significati profondi e antichi, in senso positivo nella sua definizione originale latina di sacrificio, stima e capacità personale, da essere eticamente associata a valori come la dignità, il senso del dovere, la parola data. Ecco, la parola data, forse per questo si è voluto  sbiadire il senso di una termine troppo impegnativo, in un'epoca che di impegnativo non ha più nulla, neanche un giuramento, l'amore o il matrimonio.

Così, chi pronuncia una simile affermazione viene persino deriso, non viene creduto, perché viene considerata una cosa impossibile, senza fondamento, alla pari di chi dice che il mare è rosa e il cielo giallo, chiedendogli magari che favola ha letto o dicendogli che è normale, per chi sa usare photoshop.

Il denaro, questo sì ha fondamento. Ricordate, quando la mafia cominciò a uccidere i bambini? Forse Erode era troppo lontano nel tempo, ma qualcosa si era già rotto se adesso neanche più ci stupiamo dei bimbi uccisi nel mare (si uccisi, smettiamola di parlare di disgrazie, sono assassinii) o impiccati dall'Isis.

E' come se si fosse perduto il significato delle nostre stesse origini, perché dimentichiamo che se una parola o un simbolo vengono usati male, questo non ne cambia il senso. Cambiamo noi, ma non le parole o i valori. Cambia solo il nostro modo di vederli, ma loro restano lì, immutabili, immobili e sarcastici, a sbeffeggiarci.

Forse tutto è successo troppo in fretta, e allora il problema vero sarebbe di prendere atto di questo fatto  e restituire ad ogni cosa quanto gli è dovuto. Restituiamo al cielo quello che è del cielo e all'onore quello che è dell'onore, perché l'uomo non ha il diritto di cambiare oltre i limiti concessigli quello che gli sta intorno, che l'ha cresciuto, sostenuto e accompagnato fino ad ora. L'uomo può solo cambiare se stesso, in male o in bene.

Tale Durante Alighieri, per gli amici del bar, Dante, al momento di partire per l'esilio si recò alla stalla, dove lo aspettava il suo cavallo opportunamente sellato. Senza pronunciare una parola, montò sul cavallo e si diresse verso l'uscita. Sul portone si fermò, si volse verso lo stalliere che lo guardava sempre in silenzio e domandò: "qual'è il cibo più buono del mondo?". Lo stalliere rispose prontamente: "l'uovo sodo!". Senza neanche un saluto, Dante spronò il suo cavallo e sparì. Passarono gli anni e Dante ritornò in città, si fermò all'ingresso della stalla, dove lo stalliere lo attendeva pronto con tutti i finimenti e il necessario, discese dal cavallo e sempre senza salutare o dire altro, guardò lo stalliere e gli chiese: "con che cosa?". "Con il sale!". Dunque Dante si voltò e se ne andò verso casa.

Ora non so dire se Durante Alighieri fosse un uomo d'onore, ma il suo stalliere sicuramente sì.

Perché dico questo? Perché credo che rispolverare questa parola possa aiutarci: un uomo d'onore non è perfezione ma chiarezza, non ha bisogno di armi ma di parole usate come spade. Un uomo d'onore non è verità ma coerenza, non è purezza ma dignità.  Un uomo d'onore non approfitta delle situazioni che incontra, ma crea lui le situazioni ideali per poterne approfittare.  Un uomo d'onore è intelligente ma non geniale, non è furbo ma può diventarlo,  è giusto ma sa scegliere tra due ingiustizie, è buono ma può diventare pericoloso se messo con le spalle al muro. E' infine, semplicemente un uomo.

L'onore è sposo della dignità, ma la sua grandezza va ben oltre la sua stessa compagna  che usa vestiti firmati e dorme in troppe alcove per poter apparire, da sola, veramente affidabile.

Vent'anni fa, io feci una promessa, a mia madre e me stesso. Oggi nessuna promessa è eterna, neanche i voti lo sono. Forse perché vengono fatti verso Dio, prima che verso se stessi. Se l'avessi tradita, non mi sarebbe bastato mettere la foto di mia madre in un cassetto, ma sarei sopravvissuto lo stesso. Non avrei potuto però guardarmi allo specchio ogni mattina e la mia vita sarebbe stata un tormento insostenibile più del dolore che ho vissuto. Per questo credo che la promessa fatta a me stesso fosse, fra le due,  la più importante.

Ho portato a termine la mia "missione", non senza sacrifici. Forse avrei dovuto farlo meglio, commettere meno errori, di sicuro ho fatto ciò che ho potuto, senza dare mai, o accettare, elemosine. Perché per tutti è facile fare un'elemosina, per tutti è facile donare il superfluo. Diverso è aiutare davvero qualcuno, perché aiutare qualcuno significa dare a lui metà del proprio panino, privarsi di quello che si possiede, vivere meno bene per permettere a qualcun altro di vivere un po' meno peggio. Per questo non ho rimorsi o rimpianti. Né dimentico le persone che ho aiutato o quelle che mi hanno aiutato, così come non scorderò mai chi mi ha fatto un torto o mi ha umiliato, e chi involontariamente ho afflitto. Non c'è un debito o un credito con le prime persone, ma con le seconde sì.

Ora è arrivato il momento di dire basta e chiudere i conti, non ha senso vivere per qualcuno che ti dimostra ogni istante che non ha più bisogno di te e se è vero che la casa di ognuno è dove sono gli affetti, allora la mia casa è il mondo, perché gli affetti per essere tali devono esistere nei due sensi, oppure finiscono per diventare inevitabilmente delle delusioni.

Mi preparo dunque a una nuova vita, consapevole di aver sempre tenuto fede alla parola data e agli impegni presi, quando non ci si è messo di mezzo il cielo con i suoi uragani o il mare con le sue tempeste.

Ho sempre mantenuto una promessa e per questo qualcuno continuerà ad amarmi, altri a odiarmi, e ci sarà chi comincerà a preoccuparsi perché  non lascio mai nulla in sospeso, finché il tempo rimasto me lo consentirà. Così come costui fa bene a preoccuparsi, io vivrò sereno con me stesso, senza smettere di amare la vita e pensare di avere il diritto di ricevere lo stesso rispetto che concedo a chi mostra di meritarlo.

Degli altri e del resto, nulla in fondo è più importante, perché io,  sono un uomo d'onore.

 

Cristiano Sias

 04/08/2017

 


Cristiano Sias

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