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Scritto da Nuovapoesia. Pubblicato in Comunicazioni il 19 Ago 2024.
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Come il nulla. Il vuoto. Per voi sono concetti reali o astratti? Tangibili o effimeri? Noi semplici pensiamo che se identifichi uno spazio, un tempo, una dimensione, nell’istante stesso in cui lo fai ne certifichi l’esistenza. Se non esiste, è fantasia. Ma se esiste, è qualcosa. Il fatto che i nostri pochi sensi non arrivino a comprenderlo e raffigurarlo in modo concreto non è pertinente.  È una questione che sorge dai nostri limiti, non dall’argomento.

Quindi, per quanto riguarda l’umanità, anche se ti senti uno zero, non lo sei, perché anche se sei uno zero sei uno, altrimenti non diremmo “uno zero”, con questo contraddittorio articolo numerico che ci dice anche la quantità dell’oggetto espresso dall’aggettivo sostantivato, ma dovremmo dire “zero zero”, che equivale al contrario, cioè un insieme di più elementi, e in questo caso torneremmo al paradosso del nulla e delle nostre capacità cognitive.

Essere uno non è bello, perché vali il 50% della crescita demografica, cioè con te la natalità si ridurrebbe della metà, e poi tutti ti considerano solitario, introverso e misantropo. Diffideranno di te. E pagherai più tasse, bollette, affitto e spesa.

Dite quello che volete, ma questo sembra preoccupare parecchio le nazioni del mondo, anche per il principio che più gente nasce, più gente pagherà tasse, pensioni e prigioni.

“Medici e guerra spopolano la terra”, era la scritta su una piastrella del muro del medico Enpas, l’Asl di allora, quando ero bambino. E bisogna ammettere che ci stanno riuscendo molto bene, soprattutto oggi. Per fortuna esistono i cinesi e gli indiani. Anche gli scarafaggi, ma questa è un’altra storia.

Perciò mettiti con qualcuno, dai, così diventate due. Il sistema binario ha permesso l’elaborazione dell’informatica, dei due sessi e dei due poli. I bambini di tutte le età ne sono i maestri, o sei amico o nemico, senza ipocrisie. Ma anche così sei uno, se ognuno di voi è figlio di due, perché quello è il numero della metà. E poiché accoppiarsi fra fratelli non è consigliabile, se ogni quattro genitori, anche se qualcuno ci riesce con tre, si fanno due figli, l’umanità finisce per affliggersi e sparire. Lo dice anche la canzone: “binario triste e solitario”. Per non parlare dei conflitti, il dualismo, le convergenze parallele, Romolo e Remo, Giulietta e Romeo, i compromessi etc.

Allora dovrai fare un figlio, e diventate tre. Il numero perfetto. Tanto il due separa quanto il tre riunisce, come i tre moschettieri, che poi erano quattro, e senza il quarto si sa, avrebbero visto i sorci verdi dei prelati rossi. Alla fine questo tre non è perfetto per nulla: la triade, la conciliazione, la SS Trinità certo, il terzo come arbitro dei due, la fine del dualismo, del bipolarismo e delle competizioni, ma sarà poi così fidato questo terzo? Già, come Trump fra Curdi ed Erdogan. In un mondo governato dal denaro questo terzo può diventare dittatore o reggi moccolo. Io sono il terzo piccolo di tre fratelli e prendevo più botte di tutti. E poi anche in questo caso una famiglia di sole tre persone riduce l’umanità alla metà.

Ma tu sei intelligente. Non ti fai fregare e decidi di fare due figli. Un maschio e una femmina. Così siete in quattro e rispetti anche le quote rosa. Bellissimo numero. Quattro è il numero della primavera del Botticelli e dell’Apocalisse, quattro sono le fasi della vita e della luna, quattro sono le stagioni, quarto è l’individuo accanto alla Santissima Trinità, quarto è il compasso accanto al triangolo nella simbologia massonica e quattro sono gli angeli di Scipione in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti e furono scagliati dai cieli arrotolati…no, forse quattro non porta bene, poi la crescita è zero, infine non serve a molto. Ancora questo zero, che poi è uno, ci stiamo ingarbugliando.

Meglio cinque allora, che ci vuole? Bellissimo! Il cinque va proprio bene, il Pentagono, i 5 sensi, l’evoluzione verticale, la genialità, il progressismo ascendente. Ascendente? Eh no, bisogna tenere i piedi per terra, altro che ascendenza. Cos’è questa storia del pentagramma? Sarà anche musicale, ma è troppo esoterico, ai tempi moderni tra acqua, aria, fuoco, terra e spirito qui ci inguaiamo di nuovo. Non vuoi mica magie o problemi con Dio, tu. In fondo il cinque non è che un quadrato eccentrico con un lato rotto in due. Oh, di nuovo questo due.

Mi pare che sia il caso di passare al sei, più omogeneo, ma accidenti, siamo di nuovo al misticismo e l’ambivalenza. Saranno anche esagonali le cellule delle api, ma non abbiamo bisogno di altre contraddizioni, dopo la stella di Salomone, l’esagramma, l’uguaglianza opposta a se stessa. Mettiamo da parte ancora il divino, che genera solo confusione, punta su, punta giù, materialità spiritualità, masturbazioni mentali…e basta! Armonia degli opposti? È solo un’altra specularità del bene e del male.

Come è bello invece il sette: i sette colori dell’arcobaleno, i sette giorni della settimana, le note musicali, i passi del Buddha, il Chakra, i sette dell’avemaria; se non fosse così isolante, timoroso inconcludente, diffidente e introspettivo. Poi perché non siamo in otto? Perché manca Lancillotto. È uno importante, non può mancare. Ce lo direbbero in ogni momento.

E l’otto poi, ancora con sto Karma, la trasfigurazione cristiana, i simboli del Buddhismo e questo infinito! Tu vuoi essere normale, senza grilli per la testa. Con le idee chiare, mica risorgere, vivere nell’indefinito o fra le filastrocche: “un paffuto tedescotto sorseggiava un buon chinotto pregustandosi un risotto…”. E in quattro e quattr’otto devi correre sempre, che tu sia leone o gazzella. Ci manca pure una doppia Apocalisse. No, niente otto.

Certo che se foste in nove invece sareste capaci di tutto, anche se il rischio di perdersi sarebbe più grande; ma saremmo molto radicali, più decisi. Forse troppo, non è sempre tutto bianco o tutto nero. Non mi convince questa teoria degli opposti. Neanche quella del miracolo e del sacrificio. La fine e l’inizio. Sarebbe un ulteriore conflitto perenne tra bene e male.

Pare che il dieci sia più stabile: la perfezione, il sistema decimale, i dieci comandamenti, l’eterno ricominciare, dove i giochi sono già fatti. Speriamo. Nella famiglia di mio padre erano in dieci: un caos che non vi dico. Non hanno fatto una squadra di calcio solo perché gli mancava il portiere. Poi la storia ce lo dice, quando trovi un portiere bravo viene fregato da quello di riserva. Attenti quindi con gli endecasillabi. E sappiamo bene come sono finiti in campionato i dodici apostoli…

Insomma, possiamo girarla come vogliamo, ma la vita è fatta di numeri, perbacco, spesso incontrollabili, altro che opinioni. La matematica regna sovrana, in continuo conflitto con se stessa. Potere, religione, società, arti, mestieri e criminali. Nessuno può farne a meno. Meno male che ho una calcolatrice solare, che ci farà capire quando è il momento di fare una guerra o di trovare un altro pianeta, anche se per bermi a 20 gradi un mirto di 35 gradi ghiacciato a -2 in fondo non mi serve e neanche vado in confusione, come in questo gioco sull’analfabetismo funzionale in cui affermo e mi contraddico da solo.

Ma la vita, se non è bella, che vita è? Un caffè con il sale. Un uovo sodo con lo zucchero.

Infine abbiamo trovato il modo di gioire senza far di conto e compreso che niente è più complicato dei semplici.

Viva dunque la semplicità dei normali, dei contrari e dei diversi, e il buon gusto, con un sorriso e anche un po’ di stile.

(C.Sias)


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