Quindi era questo che doveva essere espiare le mie colpe in eterna astinenza, 

la pelle conserva memoria e allo stesso modo dimentica.

Non ricorda più il piacere com’è fatto sa che c’è stato, non si tratta di vergogna piuttosto una porta che chiude al suo interno un’intera vita fatta di abitudini e stanze.

Così, io padrona della mia resistenza, ho staccato la suoneria. Un risveglio senza tempo, non c’è più l’affanno, la gelosia.

Il volto, il corpo risentono del peso gravitazionale tutto scivola sensibilmente incontro alla terra.

Mi sono liberata di quella tensione idealizzata che traevo dagli sguardi compiaciuti che sfioravano il fluido passaggio delle mie vesti.

Questa nuova libera condizione di non sentirsi più femmina_rapace, mi partecipano tanti ruoli mai più quello di amante.

E’ un’opportunità entratami dentro così un giorno dopo l’altro.

Oh! c’è stata la stagione che sembrava fosse arrivata a punirmi, a legarmi i polsi e poi ad imbavagliarmi e stringere la benda sopra gli occhi...

Non aveva più senso possedere sensi

ha finito per pulsare sempre meno quel cuore di BRACE.

Ha smesso contraendosi di ora in ora l’organo del PIACERE, fino a ridursi in una vaso di terracotta al centro di una terrazza battuta da un vento di arsura: non sono pazza! Parecchi lo pensano. Lo so che lo pensano. 

Ho lasciando che l’inverno si prendesse le mie ossa restituendomi a nuove dolenti melodie da crescere. 

Daniela Sulas

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