Non passa più
langue in me la voce stantia
trent'anni morir mi basta
in vino celeste e rosso cielo
al caldo tepore dell'anima mia.
Laggiù non muovono bandiere al vento
scuoton le foglie il loro sprone immane
il golpe d'inverno tace
ghiaccio di pallido cuore
dell'antico rifugio consiglio
aspetta.
Non torna più
l'idea di pane della nebbia d'ieri
l'eterno brina i miei occhi velati
soli, giocar ci basta
ricordi immolar al fuoco e al sangue
d'invocare gatti sui tetti
senza proferir parole.
Primi all'inizio
del sole incantati
qui ci fermammo
ma d'ogni sole il profumo mi guasta
questa noiosa tetra compagnia
oggi incontrata
ieri ai lampi e giochi dedicata
domani, solitudine
sovrasta.

 

(dalla raccolta  "Sogni reali")

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