Lì, tra l’altare ed il cielo

 

mi racconto storie in un tempo apparente,

tra santi ed altari snocciolo preghiere 

e scaglio fulmini in ordine alfabetico.

 

Vane s’incensano le speranze 

tra i banchi vuoti di una chiesa

e sordi rancori non genuflessi 

invocando Dei senza dimora.

 

A  piedi nudi riciclo parole 

che violano il  dovere del silenzio,

e il grido sale a disturbare la quiete

con il dito puntato su immagini sudate.

 

Il lavacro di pioggia scende lento sul viso

spiana  rughe che fuggono nel limbo di ieri,

mentre un ramo d’ulivo mi sfiora la pelle

 

rintocchi di campane annunziano tristezza.

 

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